domenica 31 luglio 2016

CORSO " LA PSICHE DEL CLIENTE " A MILANO IL 21 SETTEMBRE 2016


LA PSICHE DEL CLIENTE

L’evento che cambierà il tuo punto di osservazione 
su tutti i clienti della tua vita,
quelli che, nel lavoro come nel privato, 
ti consentono di raggiungere i tuoi obiettivi
o che ti impediscono di farlo.


Otto ore di lavoro entusiasmante e coinvolgente in cui scoprirai i processi cognitivi, ma soprattutto emotivi, che portano il cliente, ogni cliente, a decidere di acquistare il tuo prodotto, il tuo servizio o le tue idee. In cui imparerai a conoscere i segreti di quella dimensione emotiva e inconscia che determina e guida ogni processo decisionale razionale. 

Certo dovrai rivedere molte delle tue attuali convinzioni. 

Dovrai comprendere che tutto ciò che non ha una spiegazione logica ne ha una analogica. 

Ti accorgerai che girano molte informazioni superficiali, lievi e solo parzialmente vere sulle dinamiche effettive che portano l’altro alla sua presa di decisione. 


Ecco i principali temi che verranno affrontati nel corso: 




• Come e perchè nasce l'esigenza


Sulle orme tracciate più di cento anni fa da Freud e Jung e poi confermate dai progressi delle neuroscienze scoprirai il processo inconsapevole che trasforma il desiderio in bisogno, l’innesco energetico che spinge alla conquista e, insieme, i vincoli che possono frapporsi al desiderio e poi al possesso del prodotto/servizio.
Le semplificazioni anni ’70 non raccontano il vero: oggi hai necessità di ben altre consapevolezze! 

L’armonizzazione


L’empatia, per come generalmente intesa, fatta di buone maniere, soft talk e sintonia emozionale si ferma troppo presto e non gratifica fino in fondo le esigenze emotive di chi hai di fronte. In questo ambito apprenderai come andare oltre, come individuare e soddisfare le esigenze più profonde dei tuoi interlocutori e come gettare le basi positive del prosieguo della tua comunicazione con tutti e senza distinzione! 


L’engagement emotivo 

La vera persuasione parte dal coinvolgimento della parte emotiva dell’interlocutore: ottenuto questo engagement le argomentazioni di chi propone il prodotto o il servizio acquisiranno un’efficacia unica e abbatteranno ogni difesa. La reciprocità che fa la differenza è quella emotiva che si basa sulle esigenze tanto forti quanto inespresse del cliente. Il modulo ti insegna a individuarle e a stimolarle: ecco il vero significato di carisma! 




SAVE THE DATE!
Milano - 21 settembre 2016
LA PSICHE DEL CLIENTE

domenica 17 luglio 2016

COME SI RICONOSCE UN' ESPRESSIONE ?

COME SI RICONOSCE UN' ESPRESSIONE ? 



I muscoli mimici, cioè quelli facciali, hanno un duplice scopo: oltre a quello “standard” (ad esempio, masticare, ammiccare o aprire la bocca) ne hanno un altro, a volte importante tanto quanto il primo: comunicare.

Sono anzi così abili a farlo, che riescono a formare decine di migliaia di espressioni diverse, combinandosi tra loro!

Alcuni muscoli si sono così tanto specializzati in questo compito, da risultare inutili per la funzione originale.

Per esempio, è il caso delle sopracciglia, che non servono più tanto a proteggere gli occhi, quanto a comunicare un’espressione.

Sin da quando siamo piccolissimi (intorno alle 2 settimane di vita!) impariamo a usare questi muscoli, e a fingere grazie ad essi emozioni che non proviamo in realtà, come allegria o tristezza a seconda dell’occasione.




ll classico sorriso da foto ne è un fulgido esempio…

Ma allora, è possibile capire quando qualcuno mente, tramite la sua espressione?

Ebbene sì!

E, se si è allenati, diventa anche facile, il più delle volte (eccetto quando si ha a che fare con dei professionisti bugiardi, come i giocatori di poker o gli attori).

Questo perché il nostro corpo vuole dire la verità!
Il nostro istinto non sa e non vuole mentire, mentre la nostra parte razionale cerca di obbligarlo a nascondere ciò che prova.



L’effetto finale è che, per quanto ci si sforzi, qualcosa vien sempre a galla.

Un indizio molto semplice da scoprire sta appunto nel viso: la parte superiore (occhi e sopracciglia) rispondono in modo non sincronizzato con la parte inferiore (bocca e labbra).

Il risultato? Il sorriso da fotografia! 

Finto, perché appunto fatto con la bocca ma non con gli occhi.


Tratto dal sito : http://www.group.formaementis.net/

domenica 10 luglio 2016

EMPATIA....TUTTE LE COSE SONO DIFFICILI PRIMA DI DIVENTARE FACILI.


L’empatia si attua con parole specifiche, positive e incoraggianti.

Immaginiamo di essere in uno stato d’animo alterato, ad esempio adirati, depressi, oppure malinconici: l’ultima cosa che vorremmo sentirci dire da qualcuno quando siamo in questo stato è “non dovresti sentirti così”, o anche “perché ti senti così?”.

Queste parole non farebbero altro che approfondire lo stato negativo sul quale lo stato d’animo poggia, creando frasi non empatiche, per niente incoraggianti e positive.

Chi conosce la tecnica dell’ascolto empatico non si esprime con frasi del genere; inoltre, altra cosa che eviterebbe è il NON dare soluzioni per l’interlocutore, semmai lo aiuta a trovarle da solo.

Ci si sente più motivati ad agire 
se si decide in prima persona

L’ascolto attivo crea in chi lo attua un comportamento che incoraggia, esorta l’altro a parlare, facendolo sentire veramente ascoltato, ma oltre ad evocare sensazioni positive deve anche esser rafforzato al livello del linguaggio non verbale, con dei silenzi, domande fatte per capire meglio, postura e riepilogo delle cose più importanti.

La persona che attua un ascolto empatico è bene che chieda spesso spiegazioni o informazioni: così facendo crea situazioni positive e mostra atteggiamenti neutrali, soprattutto non valutativi (Bisio, 2004).

È utile anche spostarsi con il corpo verso il parlante e stabilire un contatto visivo usando vocaboli espressivi del tipo: “Capisco”, “Continua”… che indicano attenzione da parte nostra.

Un esempio in proposito ci può esser fornito dai bravi venditori, i quali sono ottimi comunicatori e sanno bene che dimostrare attenzione quando parla il cliente è fondamentale: di certo non li vedrete mai in questi momenti guardare l’orologio, guardare in giro, giocherellare con oggetti, ecc.

Se nell’ascolto non andremo a realizzare queste funzioni principali, che ripeto sono importantissime, è più facile che andremo a realizzare il contrario di quanto ci proponiamo, a scapito della nostra comunicazione.

Quali sono queste funzioni principali?

- affermazione
- comprensione
- sostegno
- aiuto

Ad esempio, se non sosterremo l’affermazione daremo corpo al disinteresse; ancora, il contrario della comprensione è il pregiudizio; il contrario di sostenere è l’esclusione ed invece di svolgere una funzione di aiuto, faciliteremo la chiusura dell’altro.


Metodi semplici ed efficaci per indicare che stiamo ascoltando sono:
  • mantenere il contatto visivo: bisogna ascoltare guardando l’interlocutore;
  • permettere all’altro di dire la sua: le persone interpretano le interruzioni come mancanza di rispetto per le loro idee e quindi per le loro risorse;
  • convenire, cioè annuire o sorridere, dimostrando così di essere in sintonia;
  • prestare piena attenzione: quindi lasciar perdere matite, chiavi, con cui gingillarsi;
  • rilassarsi, cioè adottare posizioni rilassate.

Molte persone non considerano importante il semplice annuire, anzi credono che nella persuasione non sia importante mostrare tale atto.

Recenti studi, invece, hanno fatto emergere che quando l’ascoltatore annuisce facendo tre cenni di fila a intervalli regolari, l’altro parla tre o quattro volte più a lungo del solito.

La velocità con la quale esprimiamo il nostro modo 
di annuire, può fornire utili indicazioni

Vediamo qualche esempio:
  • se annuiamo lentamente mostriamo interesse per il discorso
  • se annuiamo con rapidità desideriamo che il discorso finisca, per prendere la parola o per andarcene il prima possibile.

L’annuire ci porta inconsciamente ad un atteggiamento mentale positivo e sappiamo che il linguaggio del corpo rispecchia la nostra sfera emozionale.

Possiamo stabilire quella che in PNL viene chiamata un’ancora cioè, ogni volta che annuiamo, andremo ad attingere a tutti quei sentimenti positivi che tale gesto suscita.
Nutriamo sentimenti positivi quando in genere parliamo annuendo col capo, e ripetendo questo gesto volontariamente, torneremo ad attingere alle sensazioni che quel gesto ci offre: non si tratta d’altro che usare a nostro vantaggio gli ancoraggi positivi che derivano da quel gesto.

Anche in questo caso vale la regola di “causa ed effetto”, infatti annuire è contagioso, se qualcuno ci fa un cenno col capo, di solito rispondiamo allo stesso modo, a volte senza neanche concordare con quanto sta dicendo.

Annuire durate l’ascolto favorisce la collaborazione ed è un buon sistema per instaurare un accordo e un buon clima paritario.

Attuare un ascolto attivo quando comunichiamo è un passaggio fondamentale per creare un ambiente positivo, in cui l’interlocutore si possa sentir libero di parlare a cuore aperto e noi di ascoltare.



L’ascolto è una qualità che chiunque può sviluppare ed applicare in ogni ambito privato o professionale della sua vita; certo bisogna attraversare momenti difficili che comprendono il “mordersi la lingua”, l’astenersi dal giudicare e criticare.

Sono cose più facili a dirsi che a farsi, ma ci si può arrivare comunque, basta fare pratica, pratica, pratica!

Vi assicuro che le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare e le persone giunte al momento di congedarsi da noi lo faranno con la frase: “È bello parlare con te, mi dai sempre dei buoni consigli”, anche se in realtà di consigli non ne abbiamo mai dati.


Tutte le cose sono difficili prima di diventare facili -
 John Norley

Mi viene sempre in mente in questi casi un detto popolare che dice:

“gli amici sono quelle rare persone 
che ti chiedono come stai, 
e poi ascoltano persino la risposta”

Tratto dal sito : http://www.group.formaementis.net/

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