domenica 29 maggio 2016

QUANTO E' IMPORTANTE ESSERE SE STESSI ?

QUANTO E' IMPORTANTE ESSERE SE STESSI ? 


Cosa vuol dire essere se stessi? Chi altri potremmo essere?

Se anche iniziassi ad imitare qualcun altro, io sarei sempre me stesso… giusto?

Questa è, secondo me, la pericolosità di molti messaggi positivi che circolano frequentemente: sono generici, volutamente vuoti di significato e carichi di meta-messaggi negativi.


Essere se stessi è sicuramente una generalizzazione, e anche pericolosa. Presuppone che ognuno di noi debba essere in un modo specifico, e probabilmente deve essere anche immutabile. Mi dispiace, ma io amo cambiare. È bellissimo cambiare. E tra dieci anni mi auguro di essere diverso da come sono ora (spero in meglio).






“Sii sempre te stesso!”… frasi di questo tipo, oltre che essere generiche, sono anche volutamente vuote di significato. 

Volutamente, perché chi è esperto di comunicazione sa che a frasi di questo tipo il significato viene assegnato da ognuno che ascolta. 

Quando io dico a qualcun altro “devi essere te stesso”, io non so cosa possa significare per chi ascolta, ma chi ascolta darà significato emotivo a questa frase, dando a me così un grande potere.

Quando ascolto qualcuno dire “Lui dovrebbe tornare ad essere se stesso”, spesso faccio la seguente domanda: “E tu chi sei per dire se qualcuno è o non è se stesso?”. E spesso arriva un gelido silenzio.




Chi siamo noi per dire se qualcuno è o non è se stesso? 

Cosa vuole dire? 

E soprattutto, ma come possiamo permettercelo?

Mi dispiace dirlo, ma ognuno di noi può essere solo se stesso, e nessun altro. 

E qualora volessimo aiutare qualcuno a smettere di imitare qualcun altro, non è con frasi così generiche e squalificanti che possiamo aiutarlo al meglio. 

Ci converrebbe, forse, essere più specifici, meno squalificanti, ed evitare di ergersi a giudici dell’autenticità altrui.

Molti usano frasi di questo tipo. Io stesso le ho usate in passato, e a volte mi ancora mi scopro ad usarle (e poi mi mordo la lingua da solo!).

Molti sono stati affascinati da frasi così generiche: quando le hanno ascoltate le hanno caricate loro di significato, e pensano che possano far lo stesso effetto anche agli altri. Ma non sono consapevoli della “pericolosità” di messaggi così generici.

Altri, invece, le usano volutamente per manipolare gli altri e portarli dove vogliono loro. Quando diciamo a qualcuno “tu non sei te stesso”, in pratica è come se noi stessimo presupponendo di sapere come l’altro è o come dovrebbe essere. E a me, personalmente, sembra presunzione.


E questo uso deliberato spesso viene fatto nel mondo della formazione. Ho sentito molti formatori usare frasi del tipo “Devi imparare ad essere te stesso”, “Sii te stesso”, “Torna quando vorrai tornare ad essere te stesso”, etc…

Così come trovo divertenti le auto-celebrazioni che fanno moltissime persone: “Io sono sempre me stesso”. Ah ah… in questi casi io spesso rispondo con un divertito “Io invece no. Mi diverto ad assumere altri se stessi”.

Secondo me dobbiamo stare attenti a non fare seriamente discorsi così generici, a non prenderli sul serio quando li fanno gli altri e imparare a gestirli quando vengono fatti.

Tratto dal sito : http://www.fym.it/

domenica 22 maggio 2016

COME VIVERE LA VITA ALL'INSEGNA DELLA CONSAPEVOLEZZA

COME VIVERE LA VITA 

ALL'INSEGNA 

DELLA CONSAPEVOLEZZA 








1. Pratica la gratitudine

La gratitudine è uno degli elementi essenziali per la felicità. Inserire la pratica alla gratitudine nella routine quotidiana può fare una grande differenza nella nostra vita perché ci aiuta a focalizzarci sulle benedizioni che tutti noi abbiamo e attiva una coscienza di abbondanza più che di scarsità.

Ogni sera, scrivi sul tuo diario 5 cose o persone per cui sei grata/o oppure riempi il vaso della gratitudine, idea adattata da quella originale di Elizabeth Gilbert, autrice di Mangia, Prega, Ama.

Prendi un recipiente e, al termine della tua giornata, riempilo con le cose per cui sei grata/o.
Possono anche essere cose minime, come un sorriso, una coincidenza, un cibo che ti ha fatto stare bene, qualsiasi cosa. 

Con questa pratica, ti allenerai a notare anche i più piccoli particolari e attirerai ancora più positività nella tua vita!



2. Metti in pratica il perdono

Il perdono è uno dei concetti su cui c’è ancora tanta confusione e che ci crea tanta sofferenza.

Perdono significa regalo. 

Il perdono è un dono che facciamo prima di tutto a noi stessi. 

Perdonare non vuol dire giustificare chi pensiamo ci abbia fatto del male. Significa lasciare andare il carico emotivo, togliersi la zavorra del passato dalle spalle. 

A cosa serve continuare a portare addosso i pesi di ciò che è accaduto? 

Non possiamo muoverci verso il nuovo se siamo trattenuti dalle vecchie catene. 

Perdonare significa curare le ferite riportate con un balsamo composto da accettazione, pace e amore per noi stessi. È in questo modo che facciamo di nuovo spazio nel nostro cuore.

È solo così che ci diamo finalmente il permesso di andare avanti verso la nostra visione, che si tratti di un nuova relazione, un nuovo lavoro, una nuova opportunità.

Mantenendo le porte chiuse per non essere feriti non permettiamo nemmeno alla luce del sole di entrare. Se non pratichiamo il perdono rimaniamo bloccati nelle sofferenze del passato.

Una volta terminata la violenza o l’abbandono è proprio il nostro attaccamento a farne un problema, perpetrando l’esperienza nella nostra mente, facendocela rivivere nel pensiero non una, ma mille volte. 

Chi hai bisogno di perdonare?



3. Lascia andare la tendenza a giudicare

Questa è una trappola mentale in cui cadiamo tutti noi. 

Nella nostra corsa quotidiana, i giudizi sono dei fili invisibili. Possono essere così automatici che non riusciamo nemmeno a renderci conto di averli e di quanto stiano limitando. 

Per creare relazioni sane e poter imparare dagli altri è importante lasciare andare il giudizio. In quanto esseri sociali, abbiamo bisogno di poterci fidare degli altri, e di ricevere a nostra volta rispetto e fiducia.

Ma in che modo critica e giudizio fanno germogliare il rispetto e la fiducia? 

A chi piace essere criticato e giudicato? 

I nostri giudizi ci allontanano dalle persone impedendoci di conoscerle veramente, di vederle al di là del bagaglio che si portano dietro.

Presta attenzione a come parli a te stessa/o e agli altri. 

Sono parole di benedizione o maledizione?


4. Scegli con cura le tue parole

«I Sufi ci consigliano di parlare soltanto quando le nostre parole sono riuscite a passare attraverso tre cancelli. 

Al primo cancello ci chiediamo: Sono vere queste parole? Se lo sono, le lasciamo passare; se non lo sono, le rimandiamo indietro. 

Al secondo cancello ci domandiamo: Sono necessarie? All’ultimo cancello ci chiediamo: Sono gentili?»

Questa citazione di Eknath Easwaran è una delle mie preferite e mi fa sempre riflettere sulla potenza delle parole. Le parole possono avere il magico potere di elevarci o buttarci a terra, guarirci o ferirci nel profondo. 

È per questo che occorre sceglierle con cura.




5. Lascia andare le aspettative

Le aspettative ci schiacciano tra passato e futuro e ci impediscono di vivere l’unico momento che esiste veramente: il presente. Le aspettative inducono attaccamento al risultato e ci fanno dire: sarò felice solo quando avrò quella relazione, quel lavoro, quella casa, quella macchina…

Mentre pensiamo che saremo felici solo quando “avremo qualcosa” ci perdiamo attimi di vita preziosa che scorre inevitabilmente. 

È un vero peccato. 

La vita accade ora, nel luogo e nel momento in cui ci troviamo! Il respiro è uno strumento molto efficace per riportarci dolcemente nel qui e ora.

Tratto dal sito : http://www.blessyou.me/

domenica 15 maggio 2016

SIGNIFICATO DI LEADER E DI LEADERSHIP



La parola “leadership” deriva dal verbo “to lead”, cioè “guidare, condurre”, e ha dunque a che fare con l’abilità di condurre gli altri verso un fine comune, un obiettivo da raggiungere, e guidare se stessi, le proprie azioni e i propri comportamenti verso le direzioni più utili per sé.

Diventare leader non significa “diventare capo” in senso tradizionale, al contrario, significa passare dall’autorità all’autorevolezza, essere riconosciuti “dal basso” come punto di riferimento e fare in modo che le persone ti seguano volontariamente.


La parola leader (fonte Oxford English Dictionary) compare nel XIII secolo, mentre leadership compare nella prima metà del XIX secolo, per indicare l’influenza politica e il controllo del parlamento inglese.

Il verbo inglese to lead significa condurre, dal latino cum=insieme e ducere=tirare/trarre.

Nell’antico germanico, da cui il verbo deriva, il significato principale era andare.

Etimologicamente to lead significa andare per primo. 

In cinese leadership si scrive 首领 (shǒu lǐng). 

Shǒu significa “prima” ma anche “la parte più alta”, “il capo” (quindi “la testa”)

Lǐng invece sta per “guida”, “condurre”, “collare”.

Shǒu lǐng ha quindi il senso di fornire una guida oppure indicare la direzione.

Quindi, leader è chi indica la strada aprendo il passo, chi si mette alla testa di un gruppo che decide di seguirlo.


Per godere dei vantaggi della leadership non importa essere a capo di un esercito… Sono capacità utilissime anche se si gestisce solo un piccolo gruppo di persone o anche esclusivamente se stessi.

La leadership non è una dote innata: tutti possono accrescere la propria leadership impegnandosi a sviluppare le specifiche abilità del leader e divenendo così un esempio di congruenza, rettitudine, sicurezza e impegno.

sabato 7 maggio 2016

QUELLO CHE PUO' FARE IL RESPIRO....

QUELLO CHE PUO' FARE IL RESPIRO....


Da un punto di vista fisico il respiro è il nostro filo di collegamento con la vita. Possiamo rimanere senza cibo per 30 giorni, senza acqua per tre giorni, ma se non respiriamo per tre minuti moriamo.

La maggior parte delle persone pensa che basti ispirare ed espirare per essere sano. La verità, in ogni modo, è che se non respiriamo profondamente e pienamente, i nostri corpi non sono forniti di abbastanza ossigeno per una salute perfetta.

L’ossigeno nutre le cellule e la maggior parte delle persone fa morire di fame d’ossigeno le loro cellule. Non c’è da meravigliarsi che così tante persone provino una stanchezza cronica.

Questo è un vero problema nel nostro mondo così indaffarato. Esiste tuttavia una soluzione molto semplice: basta mutare la struttura della respirazione. Questa struttura può essere riprogrammata ed i muscoli respiratori possono essere rieducati.

La maggior parte delle nostre conoscenze sui benefici della respirazione ci provengono dalle antiche filosofie orientali. Per molti secoli nell’Oriente i poteri della respirazione consapevole sono stati usati per l’illuminazione Spirituale.

Solo recentemente l’interesse e la ricerca riguardo al nesso tra corpo e mente si sono sviluppati anche in Occidente.




I ricercatori occidentali hanno scoperto che gli stati mentali ed emotivi possono essere modificati alterando il tipo di respirazione. 

Sì, possiamo consapevolmente cambiare le nostre proprietà chimiche, le nostre concezioni e il nostro atteggiamento variando la profondità, il ritmo e la velocità della nostra respirazione. 

E mentre apportiamo queste modifiche, cambiamo la nostra prospettiva per fare spazio ad uno stato fisico-mentale più positivo e possiamo notevolmente migliorare le nostre vite.

Naturalmente l’uso della respirazione per migliorare la nostra salute, il nostro stato emotivo e la nostra lucidità mentale è una capacità che, una volta acquisita, porta grandi vantaggi a qualsiasi persona.

Da queste ricerche è nato il Breathwork, una straordinaria pratica che utilizza il respiro per migliorare la salute e il benessere di corpo, mente e spirito.

Con il Breathwork, attraverso delle sessioni di respiro appositamente studiate, è possibile:
agire sul corpo rilasciando le tossine con effetto ringiovanente, dimagrante e anti-stress
agire su mente/spirito/emozioni, rilasciando le antiche memorie cellulari dei condizionamenti limitanti superare vecchi blocchi e contattare la propria forza vitale.




IL CORPO RESPIRA!

1. Inizia a stenderti a terra, le mani lungo i fianchi o sopra la testa, come ti è più comodo.

2. Inarca la schiena e poi riportala piatta sul pavimento.

3. Fai questi movimenti lentamente e non in maniera brusca.

4. Nota le sensazioni nel tuo corpo mentre li fai. Ora inizia a prendere respiri pieni che partono dalla pancia mentre inarchi la schiena, ed espira lentamente mentre appiattisci la schiena contro il pavimento.

5. Metti le mani ai fianchi e senti ciò che avviene nel tuo corpo.

6. Se i muscoli dello stomaco sono rilassati la pancia si espanderà, dando spazio agli organi vitali per respirare.

7. Nel frattempo, mentre respiri, la tua spina dorsale si flette e si rilassa.

8. Respirando in questa maniera, massaggia gli organi vitali, allunga la colonna vertebrale e irrora il corpo di sangue ben ossigenato.

Tratto dal sito : http://www.blessyou.me/

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